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Il progetto dei Presìdi Slow Food nasce nel 2000. Già a metà degli anni ’90 Slow Food comprende l’urgenza di salvare la biodiversità alimentare, mappando i prodotti che rischiano l’estinzione, e crea un catalogo virtuale, l’Arca del Gusto, che esiste ancora oggi e continua ad arricchirsi ogni giorno, raccogliendo varietà vegetali, razze animali, pani, formaggi, salumi, dolci…

Con il progetto dei Presìdi si passa dal lavoro di catalogazione all’azione concreta sui territori; dall’indagine sui prodotti al coinvolgimento dei produttori.

Ogni Presidio rappresenta:

  • una comunità di produttori che si ispira alla filosofia Slow Food

  • un prodotto tradizionale

  • un territorio

  • un patrimonio di cultura e saperi

Oggi i Presìdi sono circa 600 e si trovano in in più 70 Paesi.

I Presìdi Slow Food sono espressione delle culture e degli ecosistemi più diversi: dalle Alpi alle foreste tropicali, dalle piccole isole ai contesti periurbani.

Traducono la filosofia Slow Food in pratica quotidiana: seguono i principi dell’agroecologia, rispettano il suolo, l’acqua, il benessere animale, la biodiversità (da quella invisibile, della microflora, a quella culturale, dei saperi e delle tecniche), preservano i paesaggi agricoli tradizionali, riducono al minimo l’impatto ambientale delle loro produzioni, evitano l’uso di pesticidi, antibiotici, conservanti, additivi, coloranti, affiancano ai prodotti etichette dettagliate, che raccontano ogni fase della produzione.

I Presìdi sono esempi virtuosi di economia locale, riconosciuti a livello internazionale dalle istituzioni, dal mondo accademico, dai media e dai consumatori.

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Perinaldo è un piccolo borgo che chiude la vallata del Crosia, all’estremità occidentale della Liguria. Una valle ricca di uliveti, la cui coltivazione è già citata in documenti del XII secolo e dove, pare, i frati minori di San Francesco innestarono i primi ulivi di taggiasca. Meno nota però è la produzione di un eccellente carciofo, importato due secoli addietro dalla vicina Provenza e acclimatatosi egregiamente in questa zona. Si tratta del “violet” francese introdotto, secondo la leggenda, dallo stesso Napoleone Bonaparte. Pare che durante la Campagna d’Italia del 1796, dopo una sosta presso una nobile famiglia di Perinaldo, appreso che in zona non si conoscevano gli ottimi carciofi violetti coltivati nella vicina Provenza, Napoleone abbia fatto dono successivamente di alcuni piantine ai Perinaldesi. Da quel momento in poi gli abitanti del piccolo comune lo diffusero negli orti locali. Il carciofo di Perinaldo, che è coltivato solo qui e in Provenza, tra i 400 e i 600 metri sul livello del mare, è senza spine, tenero e non ha barbe all’interno. Necessita di un buon drenaggio e non a caso lo si trova spesso ai bordi dei muri a secco. Resiste alle temperature rigide, sopporta bene la siccità e non ha bisogno di trattamenti chimici, quasi come un ortaggio selvatico. Si raccoglie da maggio a giugno. I Perinaldesi sono molto gelosi di questa rarità e forse è per questo, e non solo per l’esposizione, le caratteristiche del terreno e il microclima locale, che il carciofo violetto di Perinaldo è coltivato solo in questo piccolo centro e non nei paesi limitrofi. Si consuma crudo, in insalata oppure cotto in accompagnamento a carni o selvaggina. Le ricette tradizionali di Perinaldo lo vedono protagonista di frittatine, al forno con parmigiano e funghi, o in semplici frittelle con aglio e prezzemolo.

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Alcuni piccoli coltivatori locali, riuniti in un consorzio, lo producono in piccole quantità (circa 55/60 mila capolini ogni anno) e lo trasformano, in parte, in sottoli eccellenti. I germogli del carciofo sono infatti conservati in olio extravergine di taggiasca prodotto dalle aziende olivicole locali e alcuni dei coltivatori sono anche produttori di olio. Un disciplinare di produzione ne regola le modalità di coltivazione e ne garantisce la tracciabilità. La seconda domenica di maggio si svolge a Perinaldo la “Rassegna gastronomica del carciofo di Perinaldo e dell’olio extravergine di oliva taggiasca”: nelle vie del paese si tiene un mercatino del prodotto fresco e in questa occasione è possibile degustarlo cucinato nelle ricette tradizionali locali.

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